mercoledì 25 agosto 2010

Partendo da un "La".

È bello riscoprire le potenzialità della musica italiana.
Solitamente si tende a snobbare gli artisti nostrani in favore di una semplicistica e superficiale esterofilia. Ma se si scavasse e nemmeno troppo a fondo, sarebbe possibile scovare delle cose davvero interessanti.
La più grande fortuna degli italiani è, prima di tutto, la lingua. La sua musicalità e molteplicità d'espressione le conferiscono già un posto d'onore per la composizione musicale. L'inglese è la lingua più facilmente adattabile, questo è lapalissiano, ma l'italiano mantiene in sé quella melodia, quella delicatezza che non vengono intaccate minimamente, anzi, risultano addirittura accresciute di senso e valore negli stati di più profonda disperazione e dissidio o, addirittura, si caricano di sporgenze futuristiche quando il lessico viene utilizzato in modo più o meno particolare, come insegnano Franco Battiato o i Bluvertigo, ad esempio. Insomma, ha potenzialità infinite che anche nelle composizioni più semplici possono essere sfruttate.
Personalmente sto esplorando il repertorio di artisti come Neffa, i grandissimi Litfiba, Mario Venuti, gli stessi Bluvertigo, scoprendo brani di altissimo valore che non hanno nulla da invidiare ad artisti stranieri, i quali spesso si rifugiano in un pop di bassa lega divenendo semplicemente dei prodotti di consumo discografico, più che degli artisti nel vero senso della parola.
Certo, questo fenomeno non è estraneo nemmeno agli italiani, che spesso cadono nel fosso della nullità proprio per la troppa voglia di somigliare/emulare il personaggio del momento.
L'estero si avvale di grandi voci, ma forse di pochi testi degni di essere considerati tali a causa della scontatezza che li attraversa. Ovviamente mi riferisco ai generi definiti "di massa", perché ascolto anche tanta, tantissima musica straniera.
Il metal è dominato dagli stranieri [lì, ad essere scontati, siamo noi italiani], i generi d'avanguardia sono dominati dagli stranieri ed è in queste espressioni musicali che raggiungo livelli sublimi di composizione. Vedi il fenomeno Tool, un fenomeno che forse in Italia non avrebbe mai potuto vedere la luce. 
Ecco, trovato il neo italiano, oltre all'esterofilia: la paura di osare. Rimaniamo sempre un po' confinati nei nostri schemi melodici, la musica di massa, ma anche quella di nicchia, tendono sempre a somigliarsi o a mantenere un certo rigore di regole e stilemi. È difficile che si incorra in qualcosa di veramente innovativo. Esistono questi fuochi, ma dopo un po' finiscono per divenire tiepidi e per riscaldare più che bruciare gli animi come dovrebbero.
Dovremmo avere un po' più di coraggio ed evitare di finire per mescolarci alla marmaglia comune. Ma questo, purtroppo, è un problema che sta attraversando tutta la musica.
Dopo un po' pare vengano a mancare le idee, l'ispirazione, si entra nel businness musicale e si dimentica il movente iniziale, la voglia di fare musica che animava i giovani spiriti. Poi c'è chi, crescendo, si fissa di voler diventare politicamente e socialmente impegnato e riempie i suoi testi di parole e paroloni vuoti di senso e fini e se stessi. Si deve recuperare un po' di genuinità e cercare di essere veri, perché la musica lavora con le emozioni e sarebbe un delitto falsarle con il rischio di vendere "amori di plastica*" a chi necessita di coltivare sogni.

Alexis
25.08.2010

*Citazione liberamente tratta da Carmen Consoli.

1 commento:

Alexis ha detto...

Non la conoscevo!!! È geniale, grazie!!
Non per nulla nel video si vedono tanti artisti italiani messi un po' in secondo piano dal Marco Carta di turno :°D
Vedi i Subsonica che adoro!