giovedì 30 giugno 2011

Cattura schermo #2

Non è tanto l'uccisione di un dio da parte dell'uomo e la conseguente vittoria della volontà del primo sul secondo, quanto l'impossibilità di quest'ultimo di distruggere l'eterno ciclo di rigenerazione della vita.

Principessa Mononoke ( Mononoke Hime - 1997)

Il dio è la vita stessa.
Ashitaka Emishi

Più mi guardo attorno e più sono portata a pensare che tutto ciò che proiettiamo al di fuori risieda, in realtà, all'interno.

©Immagine dal web.

mercoledì 29 giugno 2011

Saggezza 'nativa'.

Dal web
Io sparirò 
e non esisterò più.
Ma la terra dove ho vissuto
sarà sempre là.
E non cambierà.
- Omaha -


martedì 28 giugno 2011

Il tempo della riflessione

Mudjekewis spinge al sonno, quel sonno particolare che in realtà è veglia.
L'alba indugia sul sentiero del sole e non si scorge ancora lì, all'orizzonte.
Lascia di sé tracce di colore, sentori rosa che ricordano il profumo selvaggio dei fiori, il cielo si fa essenza mistica del risveglio del mondo.
Tutto vive di un respiro nuovo, respiro placido che conduce al pensiero, una calma che l'estate dimentica, che l'inverno accudisce sotto coltri di neve, tramutandola in silenzio, e che la primavera stuzzica con il fiorire delle gemme.
Da solo godo della frescura di una notte morente, l'ultima di un'estate che ha già abbandonato la calura, e mi accompagna il respiro dei dormienti nelle capanne.
Tutto è quiete qui fuori, ma il mio animo s'agita.

Sioux - © immagine dal web
Alexis[A.H.V]
28.06.2011
Pubblicato anche su RossoVenexiano.

lunedì 27 giugno 2011

La '(s)mania' del recensire

Ho realizzato, proprio in questo momento, come a volte sia superfluo il recensire.
E mi riferisco a tutto ciò che può essere 'recensito' nel senso di analizzato, sviscerato, con lo scopo di essere 'spiegato'.
Recensire un film o un libro o un'opera d'arte, nel senso dell'analisi di quest'ultima, non sempre significa averla compresa, anzi, tendo a pensare che più l'opinione espressa in merito si fa complessa, particolareggiata, tecnica, più ci si allontana dal reale senso dell'oggetto preso in esame.
Giri di parole attorno a concetti che, come le idee che li hanno ispirati, possono essere riassunti in brevi sensazioni, soggettive per altro, ma che mantengono quella pura fugacità di un pensiero afferrato, catturato e poi espresso così, semplicemente.
Con questo non voglio sminuire l'attività di analisi dettagliata, che è comunque importante se si vuole dare un'immagine completa e a 360° del soggetto di cui si tratta, credo, però, che sia  spesso fuorviante per le reali o più immediate intenzioni espresse. Come se di un libro, una poesia, un racconto ci si soffermasse eccessivamente sulla forma soffocando le sensazioni che ci hanno lasciato, quelle che comunicano in modo più diretto con il proprio intimo sentire.

Alexis[A.H.V.]

Cattura schermo

Setsuko non è soltanto simbolo del mondo dei bambini in sé e per sé, ma è anche e soprattutto manifesto di ciò che l'adulto, il consapevole, proietta in questo mondo.

Hotaru  no Haka (Una tomba per le lucciole - 1988)

Grazie Studio Ghibli.

venerdì 24 giugno 2011

Death Note - istantanea

Durante il periodo di assenza dal web, ho avuto modo di guardare l'intera serie di Death Note!
Di questo manga e anime se ne è parlato moltissimo, credo soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi e per la storia in sé, che fa facile presa sul vasto pubblico. A me, della serie anime, hanno colpito i ritratti.
Ci sono delle inquadrature, delle scene in cui i volti sono ripresi in prima piano, che esprimono una bellezza incredibile; attenzione per le luci e le ombre e una grandissima intensità di sguardi che mancava nella produzione anime degli ultimi tempi, almeno per quanto mi riguarda.

Elle

È stato, insomma, un motivo in più per godermelo! :)

giovedì 23 giugno 2011

Ipotesi di realtà

La realtà è molto più brutale di come la pensiamo.
Non di certo per causa di una qualche efferatezza effettiva degli eventi, però. 
Paradossalmente è il nostro continuo vestirla con abiti che non le appartengono a rendercela sempre più lontana ed incomprensibile, estranea, se riuscissimo, invece, a riscoprirla nella sua 'nuda verità', probabilmente riusciremmo ad affrontare meglio il succedere degli eventi.
È un continuo tentare di abbellire gli aspetti che ci appaiono come più duri, di addolcirli al fine di sopportarli meglio, questo è profondamente umano e profondamente connesso non tanto alla paura che si prova di fronte a tali eventi, quanto più alla coscienza della paura che potremmo provare. Gran parte delle iniziative umane (culturali, sociali, storiche, spirituali che siano) nascono proprio da questa coscienza, da questo rendersi conto delle possibili sfaccettature di ciò che appartiene alla sfera delle azioni, a quella emotiva, a quella causale e casuale degli eventi, è una volontà di pararsi e di schermarsi da possibili effetti negativi, o almeno potrebbe esserlo.
Il rapporto con l'aspetto più naturale della vita è stato parzialmente perso, per questo nutriamo una serie infinita di timori che si ricollegano tutti alla sfera primordiale, primitiva e più ferina dell'esistenza.
Allontaniamo l'animale 'feroce' da noi, così come scacciamo il buio con una fiamma.

Alexis[A.H.V.]

Simpatiche inutilità!

Un autore di RossoVenexiano ha proposto questo test... ed io lo riporto qui perché, tutto sommato, lo ritengo abbastanza simpatico!

Start!

Che domande si fa un gatto?
La più comune, sicuramente, sarà: ma questo, da me, che caspita vuole?

Quali lavori forzati faranno Hitler e Stalin all’inferno?
Probabilmente avranno a che fare con un esercito di paglia incapace di eseguire gli ordini impartiti, si sa che il diavolo ha il senso dell'umorismo!

Sai aspettare?
Dipende, solitamente sì se non entro in stati di apprensione perturbante ed angosciosa!

Quante chiese ci sono in paradiso?
Nessuna, se qualcosa è lì (se questo lì esiste), avrà già capito quanto sia stupido e confusionario sia crearne che parlarne.

Dimmi poeta, la rosa è nuda o indossa un vestito?
La rosa è nuda, qui risiede la sua bellezza.

Sai ascoltare?
Sì, soprattutto ciò che non si dice.

Dove finisce l’arcobaleno, nella tua anima o nell’orizzonte?
È infinito.

Dov’è finito il bimbo che ero, ancora dentro di me o se ne è andato via?
Mi accompagna sempre, per fortuna mi tiene stretta la mano anche!

Che libro avete sul comodino, in questo momento?
Diversi universitari e Il padiglione d'oro di Mishima!

Chi era colei o colui che ha fatto l’amore con te nel tuo sogno, mentre dormivi?
Spesso sconosciuti, una volta un demone.

Che musica avete nel walkman o nell’iPod in questo istante?
Non ho nulla di acceso che trasmetta musica, ma mi accompagna una voce a me molto cara!

Se tutti i fiumi sono dolci, da dove prende il suo sale, il mare?
Sai che non ci avevo mai pensato?

Sai sopportare le persone e le idee diverse dalle tue?
Sì, se le sento vere e sentite; no se le leggo come spauracchi stereotipati.

La neve è la forfora gelata della Luna?
La neve è il ristoro montano dal sole.

Perché scrivere quando si può ballare?
Perché in alcuni momenti è la mente che sente l'esigenza di esprimersi, altri il corpo; per questo esistono due attività differenti non riducibili l'una all'altra!

Come sbarchi il lunario?
Sognando, probabilmente!

Che differenze ci sono tra un frosone e una cinciallegra?
Mai saputo!

Qual è il vostro documento d’identità che amate mostrare?
Il Libretto universitario: semplice, veloce e senza foto.

©Domande de Il Moscone

mercoledì 22 giugno 2011

Ieri, parlando, pensavo...

Esiste una realtà oggettiva che è quella costituita dal fatto accaduto e dallo svolgimento effettivo, almeno in apparenza, degli eventi, ma questa 'realtà di fatto' può essere regolata da meccanismi interiori (cerebrali, emozionali, emotivi) che celano frammenti di realtà alla realtà stessa, ovvero le motivazioni intrinseche dell'azione.
Esse sono capaci di modificare non tanto un dato di realtà, quanto il senso più profondo di questa realtà, conferendole valore e convalidandone le sfumature.

Alexis[A.H.V.]

venerdì 17 giugno 2011

Bozza #3 - Sull'Architettura

L'Architettura è un organismo mobile e vivo più di quanto si possa considerare.
Al suo interno vibrano, ululano le forze fisiche, le trazioni e le resistenze fra i vari elementi che ne costituiscono lo scheletro al fine di creare un unico, grandioso, complesso organico.

Zaha Hadid Project for Performing Arts Centre in Abu Dhabi 

Adesso, a prescindere da ciò che si può studiare a riguardo, sono arrivata alle conclusioni sovracitate per mezzo della percezione, ricezione ed apertura al mondo della sperimentazione architettonica. 
Già, mi sembrava impossibile che questo potesse accadere... eppure è accaduto! Ed è accaduto naturalmente e per caso, mentre scoprivo, grazie ad un inutile test di Facebook, le opere di Zaha Hadid; da lì fu amore!
Complice, al momento, anche lo studio dell'Arte contemporanea, delle innovazioni di Le Corbusier e delle stupende ideazioni di Frank Lloyd Wright.
L'Architettura adesso mi appare non soltanto come l'idea e l'apparenza di un edificio, ma credo rappresenti qualcosa di socialmente più pregno; innanzitutto è il volto che la società da al luogo in cui si stabilisce e vive, è la sintesi estetica di alcuni degli ideali fondamentali di un dato tempo e di una data sensibilità storica e culturale, è e deve essere decorativa e funzionale al contempo, soprattutto nel caso dell'architettura monumentale, mentre l'architettura sociale, sebbene anch'essa subisca un po' gli effetti dei parametri estetici in voga in un dato periodo storico, è però più semplificata nelle forme e superficiale nelle scelte, per un'ovvia questione di "produzione in serie e/o di massa" che non permette di focalizzarsi adeguatamente sulle qualità estetiche e decorativo-ornamentali (o meglio: si perderebbero troppo tempo e troppo denaro se se ne tenesse eccessivamente conto!). Questo, però, non incrina il fascino di un qualcosa che creiamo e che ci avvolge e coinvolge ancor più dell'Arte in senso figurativo... con l'architettura "dobbiamo averci a che fare", anche se si trattasse di una capanna delle più semplici: sempre di una costruzione si tratta, sempre di un'esigenza umana estrinsecata in uno scheletro funzionale che costituisce una forma rudimentale, primordiale e pur sempre viva di architettura! :)

Alexis[A.H.V.]
©Immagine dal web.

mercoledì 15 giugno 2011

Considerazioni un po' troppo sparse

Da una citazione letta stamattina:
«La nostra realtà nasconde una seconda realtà [una realtà meravigliosa], che non è né misteriosa né teologica, ma anzi profondamente umana. Essa, a causa di una lunga serie di equivoci, resta purtroppo nascosta sotto una realtà prefabbricata da molti secoli di cultura, una cultura che può vantare molte grandi scoperte ma anche profonde aberrazioni, profonde distorsioni.» - Julio Cortázar
In linea di massima, questo è anche il pensiero che vado via via concretizzando e che mi porta, come già accennato, a riscoprire una dimensione la cui magia risiede nella consapevolezza dell'esistenza di una realtà umana talmente forte e talmente pregna, da non avere necessità di essere sublimata attraverso l'ausilio di entità esterne. Questa dimensione umana è, ovviamente, connotata da meraviglioso e terribile al contempo, dalle immagini che abitano la mente che possono essere di estasi divina o fantasmagorica, ma che risplendono in quanto prodotti dell'inconscio miscelato all'intelletto e al suo intrinseco bisogno di dare corpo agli impulsi e stimoli che il corpo riceve attraverso i sensi.

C.M. Mariani, La mano obbedisce all'intelletto, 1983

L'uomo è un essere entro il quale coesistono talmente tante componenti che è difficile non solo cercare di comprenderlo a fondo (e comprendersi di conseguenza), ma è anche difficile tentare di spiegare e creare un rapporto lineare con questa creatura e quindi con se stessi.
L'uomo che parla dell'uomo... il metauomo! :D
Chissà quanto spesso ci si accorge, parlando dell'umanità, di farne realmente parte, quasi come se ci si distaccasse dal proprio contesto e dalla propria natura per guardare tutto con un occhio che si presume oggettivo, ma che sarà sempre, intimamente correlato alla natura della materia osservata.
Non è come parlare di un prodotto umano o di qualcosa esterno all'umano, come la natura e gli animali, è qualcosa di totalmente diverso: è l'uomo che osserva da esterno il sistema in cui vive e tenta di darne una spiegazione, un profilo che risulterà sempre parziale, poiché già esclude se stesso e non si contempla come eccezione, alternativa a quel sistema... e qui, e per altre vie, lo giuro, torna un pensiero successivo di Cortázar a proposito della sue ricerche letterarie:
«[...] Nel mio caso, il sospetto che [esista] un altro ordine più segreto e meno comunicativo, e la feconda scoperta di Alfred Jarry, per il quale il vero studio della realtà non risiedeva nelle leggi bensì nelle eccezioni a tali leggi, sono stati alcuni dei principii orientativi della mia ricerca personale di una letteratura al margine di qualunque realismo troppo ingenuo.»
... non potrebbe valere questo, in parte, anche per l'uomo?

M.C.Escher, Mani che disegnano, 1948.

Alexis [A.H.V.] - ©Immagini dal web
Citazioni tratte dal testo "Il fantastico" di Remo Ceserani, tutti i diritti riservati.

martedì 14 giugno 2011

Della materia e della sua apparenza

«Rintraccia nel cielo sbiancato il sole d'oro
senza evasioni in una sola metafora.
Guardalo nella sua nudità essenziale
e dì: questo, questo è il centro che cerco.»
W. Stevens, «Note verso la suprema finzione», Arsenale Editrice

È lì, immerso in quel cielo plumbeo e solitario e osserva, sonnecchiando, i profili dei passanti.
Sta lì, ignaro della vita che dona, eppure così forte, possente ed onnipotente nella propria incosciente luminescenza.
Non mi era mai capitato di pensarlo così a lungo, di concretizzarne la reale essenza. Spesso ci si accinge alle cose considerando soltanto quella che è la loro apparenza esterna; si dice di sapere cosa sia un tavolo, una sedia, un sasso, eppure, in realtà, rarissime sono le volte in cui ci si sofferma ad osservare con occhi nuovi questi oggetti del quotidiano, scavandone oltre la forma sensibile.

G. Morandi, Natura morta, 1929

Ed è così che capita di conoscere per la seconda volta, anzi più profondamente, l'essenza del mondo circostante, poichè tutto ci apparirebbe nuovo se svegliassimo gli occhi e l'intelletto per dedicarci a questo tipo di esplorazione della realtà.
Un po' come fanno gli Iperrealisti o i Realisti magici.
Essi scovano nella realtà e nella apparente semplicità della materia quel tanto di altro che sfugge ai più, catapultano sembianze del quotidiano in una dimensione che conosce qualcosa di diverso, di più profondo, eppure sublimemente reale, materico.
Una sorta di alchimia delle forme che non è già magia né illusione: è la pura essenza delle cose che si svelano all'occhio nude e nuove.
La bellezza che risiede in tutto questo, sta nel fatto che le cose stesse sembrano essere inconsapevoli delle vibrazioni che emanano: un frinire di onde, di input ottici percepiti da astanti più o meno distratti.
Se la materia sia sostanza o puro pensiero, ciò non ci è dato ancora di scoprire, ciò che però pare essere concesso, è proprio questo infinito, perturbante e continuo riscoprire il mondo.
Alexis[A.H.V.]
12.06.2011

Da un tema per RossoVenexiano.

lunedì 13 giugno 2011

Incubus - The Warmth

I'd like to close my eyes, go numb
but there's a cold wind coming from
the top of the highest high-rise today.
It's not a breeze 'cause it blows hard.
Yes and it wants me to discard the humanity I know,
watch the warmth blow away.

So don't let the world bring you down.
Not everyone here is that fucked up and cold.
Remember why you came and while you're alive
experience the warmth before you grow old.


So do you think I should adhere to that pressing new frontier?
And leave in my wake a trail of fear?
Or should I hold my head up high
and throw a wrench in spokes by
leaving the air behind me clear?

So don't let the world bring you down.
Not everyone here is that fucked up and cold.
Remember why you came and while you're alive
experience the warmth before you go.

So don't let the world bring you down.
Not everyone here is that fucked up and cold.
Remember why you came and while you're alive
experience the warmth before you grow old.

Before you grow old.
Where did it go?

domenica 12 giugno 2011

Dal blog di Albo

Da una grandissima sensibilità, spesso celata a molti. :D

«Probabilmente perché la risata è un'attività che coinvolge gli stessi muscoli che usiamo per piangere, gli stessi per commuoverci, gli stessi per arrabbiarci e per dire qualcosa. Quel qualcosa che aldilà del nostro primo lavoro importante, vivere, ci conforta con la sua immancabile presenza, negata a tutti quelli che non hanno intenzione di capire che lei non vuole essere invadente, ma solo una semplice e piacevole compagna, che con forza cercherà di aggrapparsi alle tue mani, un po' per la paura di essere abbandonata, un po' per stringerle affinché tu le dia la concessione di patteggiare un sodalizio eterno. È il patto che l'arte stringe con le persone, non con gli artisti che si denominano tali. Lo specifico in questa sede. Non sono un'artista. Sono solo morbosamente affascinato dalla creatività, da tutto l'appagamento che può dare, da tutto quel che significa deporre un attimo il putrefatto cadavere della realtà per cavalcare le nuvole di ogni piccolo atomo di idea e gonfiarle lentamente in un cielo limpido di storie bellissime da raccontare. E ogni storia è frutto di una storia precedente, forse meno bellissima, ma a cui non può essere sottratto il suo racconto.»

Little fairy

E poi mi è capitato di immaginarla così, quest'Arte! :)
Per leggere tutto il post: Tales of Albo

©Immagine dal web

venerdì 10 giugno 2011

Domanda!

Può la mia tensione al fantastico essere 'figlia' di una mia necessità artistica e non causa della stessa?

A.Beardsley, Dragon

Sto cominciando a credere di sì, e la cosa non perde affatto di fascino! :)
Come se, tra le tante possibili, questa scelta mi si proponesse come la più affine alla mia sensibilità artistica, quella che meglio riesce ad esprimerla e non necessariamente come una causa, forza motrice dell'atto del creare stesso; in questo ultimo caso sarebbe come se il mio scrivere o disegnare dipendessero solo e soltanto da una particolare scintilla che le metta in moto e senza la quale non produrrebbero più nulla, ma considerando la fascinazione del fantastico come un canale espressivo, rendo la mia 'arte' libera da particolari connotazioni: un dato di fatto, un qualcosa che esiste e si manifesta nelle modalità che ritiene più consone.
Creo, insomma, perché mi viene spontaneo. Generalmente non esistono cause o scopi precisi, esiste la volontà ed il piacere provocato dall'atto in sé; credo, anzi, che cause e scopi esistano nel momento in cui ci si trova in una particolare condizione emotiva che sfrutta il mezzo artistico per esorcizzarsi in qualche modo, ma che, in generale, l'atto creativo è un atto non necessariamente condizionato. 
La grandezza dell'Arte sta, almeno per me, proprio nell'inglobare e nel contemplare, anche all'interno dello stesso individuo, entrambe le componenti: quella più marcatamente emotiva e motivata e quella più 'pura' nel senso di scevra da motivazioni e cause.
Alexis[A.H.V.]
©Immagine dal web

giovedì 9 giugno 2011

Quote #

Pablo Picasso, Guernica, 1937

«Con Guernica abbiamo cominciato a voler vivere, a uscir di prigione, a credere nella pittura e a noi, a non sentirci soli, aridi, inutili, rifiutati; a capire che anche noi pittori esistevamo in questo mondo da fare, eravamo uomini in mezzo agli uomini, dovevamo ricevere e dare.»
Ennio Morlotti

mercoledì 8 giugno 2011

Bozza #2 - 'Il padiglione d'oro'*

Gli orientali tendono, spesso, a non lasciare che le emozioni oltrepassino eccessivamente la soglia delle parole nella poesia; essi sono degli osservatori della natura e attraverso di essa si esprimono (almeno per ciò che ho appreso nella mia piccola esperienza da lettrice) senza aggiungere quel tanto di oltre che ne incrinerebbe la stabilità formale. Eppure è un popolo ricchissimo di interiorità, un'interiorità talmente grande da essere quasi mai apertamente manifesta.

K.Hokusai, Tramonto attraverso il ponte di Ryogoku,
Trentasei vedute del monte Fuji- n° 12, 1831-33

Ciò è appurabile anche nell'Arte, almeno quella del periodo pre-contemporaneo, quando lo spirito giapponese, nello specifico, era maggiormente solido e non frantumato dalla crisi d'identità che lo ha investito subito dopo la seconda guerra mondiale.
Per il Giappone aver perso la stabilità, aver perso l'onore nazionale per il non essere riuscito a difendere la propria identità, è stato causa di un profondo trauma che lo rende, adesso, una nazione intrisa di contraddizioni, almeno apparentemente. In realtà, credo che non sia mutato di molto il sistema di valori della civiltà giapponese, bensì si sia traumaticamente spostato di segno: dal senso dell'onore in battaglia, dell'obbedienza al signore a quello della devozione per l'azienda, per il capo ufficio, per la produzione a ritmi esorbitanti ed estenuanti.

Tetsuya Ishida, Control, 2004-07

Questo, nell'Arte, ha provocato il passaggio da Hokusai ad Ishida, dal lirismo etereo dell'Ukiyo-e ad una realtà violenta e brutale, pervasa da una tecnologia che ingloba gli individui, li inghiotte fino ad annientarne l'identità.
Ishida è stato una scoperta angosciante, nelle sue opere traspare il dramma di un uomo che non riesce a relazionarsi con il sistema che lo circonda, che lo opprime fino a condurlo al suicidio. Destino simile, quello di un altro grande protagonista del Giappone contemporaneo che già più di una volta ho citato: Yukio Mishima.
Mishima, però, nella sua attività da scrittore non rinuncia a quella compostezza formale tipica della cultura nipponica pre-conflitto mondiale, mostra il suo malessere sociale con scritti che hanno il sapore del disdegno e del rifiuto degni di un guerriero, lontanti dalla terribile umanità del più recente Ishida.

Yukio Mishima

I suoi protagonisti vivono di una particolare forza interiore che spesso risiede nell'alterità degli stessi rispetto al contesto in cui si muovono, come se fossero degli 'spiriti eletti', nati con un segno di Caino in fronte che li costringe, di volta in volta, a confrontarsi problematicamente con la realtà.
D'altronde, Mishima stesso conserva in sé tutta la sensibilità di una nazione sconvolta dal cambiamento e dalla sottomissione, sensibilità che però non vuole arrendersi culminando, così, nell'atto di massima negazione all'esistenza: il suicidio d'onore, il quale, probabilmente, nasconde le stesse fratture interiori che si respirano a fatica nell'opera di Ishida.

Alexis[A.H.V.]
©Immagini dal web

(*): ho scelto questo titolo, tratto da un romanzo di Mishima 'in lettura', perché l'ho trovato particolarmente rappresentativo rispetto alle riflessioni sulla civiltà giapponese espresse nel post. :)

lunedì 6 giugno 2011

Uno sguardo al Futurismo

Le forme aguzze, taglienti del Futurismo, seppure paiono animate da una furia incosciente e travolgente, vibrano del rombo delle industrie nascenti e di un vitalismo dal sapore differente rispetto a quello cui il mondo artistico si era abituato.
Non mi riesce difficile immaginare in quale atmosfera vissero immersi questi artisti riottosi e scapestrati che del dinamismo, dello spazio, del delirio del moto fecero il proprio baluardo.

U.Boccioni, Stati d'animo: quelli che vanno, 1911

Il dinamismo, il rapporto del movimento di un corpo in relazione allo spazio entro il quale esso è posto, la corsa al futuro, al progresso, la rottura con il passato, lo svecchiamento delle precedenti concezioni artistiche. Il Futurismo ha avuto il merito di agire come un Caino distruttore del biblico Abele, una valvola che si è aperta, esplodendo, su una nuova realtà e concezione della stessa e munita della tipica presunzione dell'innovatore consapevole. 

L.Russolo, Dinamismo di un'automobile, 1912-13

Da adesso tutto è nuovo, tutto è frammentato e frammentario, tutto è immerso in un rigoroso disordine formale che svela l'unicità di ogni singola particella (soprattutto in campo letterario); regna l'interferenza, il disturbo, la mosca all'orecchio del rumore della realtà.

Alexis[A.H.V.]
©Immagini dal web

domenica 5 giugno 2011

Litfiba - Pioggia di Luce

«La distanza che la separa da sé
Rende invisibile ogni realtà.»


Steppa distesa accoglimi in te 
Senza guardare se io piangerò.

Grandiosi Litfiba.

In bozza #1

Non credo si possa parlare di contraddizione quando ci si trova di fronte all'evoluzione di un pensiero.
Un pensiero che osserva uno sviluppo che porta a dei mutamenti rispetto alle posizioni di partenza, non può dirsi contraddittorio perché al mutamento si giunge attraverso una serie di tappe 'ragionate' e più o meno sofferte.
La contraddizione consiste, secondo me, più nell'incoscienza, nella faciloneria o nel fittizio e costruito interesse con i quali ci si approccia a tesi poi negate dalle azioni o da affermazioni istintive e naturali. 

sabato 4 giugno 2011

Maestro, Margherita, Woland e dintorni.

II Maestro e Margherita è uno di quei testi che strega, abbaglia tanto sono forti e luminose le immagini di cui è composto.
È un viaggio nella società, nella polemica alla stessa, così almeno scrivono e così è sicuramente, ma è anche altro: è magia, è sogno, è meraviglia.
È un incanto che si fa libro, un volo notturno in sella ad una scopa da strega che nessuno può avvistare, è un tendone da circo a triangoli gialli e rossi, è un gatto parlante, un illusionista ed un sicario. È una visione sconvolgente di Pilato, un respiro dato a quel Satana dipinto come il Male che in realtà pare solo essere un'osservatore della realtà nei suoi più subdoli e aspri meccanismi, è ironia, profonda e tagliente ironia, ma è anche amore, di quello puro, senza filtri nè pudori.
È un testo che si apre, o meglio, che travolge come un'onda composta di spuma di nuvole.
Un testo che va letto per sognare, ma anche per sapere...
... e comunque per pensare.
Alexis[A.H.V.]
04.05.2011

Mi sento di aggiungere qualche altra parola a questo pensiero espresso estemporaneamente circa un mese fa.
Leggendolo, ripensavo, effettivamente, alla figura di Satana ritratta non soltanto nel romanzo in questione, ma più in generale al ritratto e al ruolo che a questa figura sono stati dati dalla società che l'ha concepita.
Satana è un archetipo, è l'archetipo di tutto ciò che viene considerato, o meglio è stato considerato e definito come 'impuro'; non è una figura reale, né tantomeno un demone che si palesa per tentare e condurre gli individui verso il Male: è semplicemente una parte dell'umano, quella più socialmente scomoda.
Il male, almeno secondo il mio parere, è un prodotto totalmente umano, così come il bene. 
In realtà essi esistono solo perché definiti e concepiti dal comune pensiero umano e sono stati decodificati in base a norme che hanno, via via, caratterizzato il sistema sociale in cui ci muoviamo. Senza norme che sanciscano cosa è bene e cosa no, regnerebbe, probabilmente, una sorta di caos perpetuo, se è possibile immaginarne uno ancora peggiore di quello vigente attualmente.
Sono del parere, comunque, che stabilire regole comportamentali sia essenziale per mantenere una sorta di ordine fra le parti; già nel sistema animale esistono dei ruoli assegnati ai vari componenti della comunità, quindi il nostro sistema sociale è una sorta di reminescenza di quello esistente in natura; il problema, però, sta laddove si entri nell'ambito del privato costringendo gli individui a delle limitazioni sollecitate, peraltro, dalla creazione di timori inconsistenti ed inesistenti. Questo diviene uno strumento di controllo e non più di ordine, quindi assume un carattere subdolo che, personalmente, non sostengo. Ed è questo che, secondo me, costituisce "il vero male sociale".
Perché, quindi, credo che il Satana proposto da Il maestro e Margherita sia una figura importantissima ed assolutamente innovativa dal punto di vista dell'immaginario? Semplicemente perché questo Satana è una lente, il filtro per l'osservazione e la comprensione del reale per come si presenta nella sua oggettività; non è una figura negativa, è un indagatore sociale, l'indagatore per eccellenza, quello a cui è stato affibbiato il marcio e che di marcio non ha esattamente nulla.
Anzi, è una figura smascheratrice delle ipocrisie sociali, dei sistemi fittizi, dei rapporti inconsistenti che gli esseri umani spesso stabiliscono al fine di giungere ad una qualche forma di profitto e, nella vicenda specifica, proprio quest'essere considerato abbietto, si fa sostenitore della purezza di un sentimento.
È una grandissima rivoluzione per quel che concerne l'idea che 'ci hanno fatto fare' del male, perché è una conferma di come esso, come forza propulsiva, risieda nelle trame psichiche di ogni individuo che si estendono a valore sociale, non è un qualcosa di esterno, un qualcosa che spinge e costringe all'atto impuro, è una pulsione interiore nata da una privazione, da un reticolo di limitazioni, di soggezioni, di idee che si contraddicono continuamente.

È un discorso un po' complesso che non credo nemmeno di avere espresso nel modo più chiaro (anzi, credo sia piuttosto incompleto come post :P), anche perché, sinceramente, è una di quelle questioni sulle quali rimugino di continuo senza un reale risultato probabilmente!

©Immagini dal web

P.S.: le immagini che ho proposto ritraggono Behemoth, quindi possono risultare fuorvianti ai fini del post, ma adorando questo personaggio non ho potuto fare a meno di inserirle! ù_ù

venerdì 3 giugno 2011

Le notti di Van Gogh

Navigare fra le pennellate delle notti di Van Gogh
è come perdersi fra i flutti di un mare
del quale si ignora la reale natura.
Ogni pigmento è anima densa,
traboccante di una vita spesso inibita
dalla cruda realtà della psiche.
Ogni gemito di colore
è urlo esasperato
di colui che necessita di estremi
per dirsi vivo.
Eppure, in certe di queste notti
è quiete che si respira.
Un profondo soffio vitale
che accarezza le forme accennate,
i rilievi del terreno e dei campi,
e i volti, mutilati o integri che siano.
Mai, allora, considerare soltanto un aspetto
di quelle sere vestite di stelle ardenti di fuoco.
Mai condannare un'anima alla totale sofferenza
dimenticandosi, così, dei raggi di luce che hanno potuto attraversarla.

Alexis [A.H.V.]
02.05.2011

V. Van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888 

Alla ricerca dello Stile!

Non so, esattamente, quale aspetto dare al mio blog in questo determinato periodo.
Ho voglia di parlare d'Arte, ma desidero farlo con le parole giuste, senza la minima traccia di presunzione nei toni utilizzati, senza boria, senza eccessivi tecnicismi; però, quando parlo d'Arte, quando scrivo di Arte, mi sembra di essere catapultata in una dimensione tutta mia, parallela a quella reale. 
C'è qualcosa che respiro che è senza tempo, una forma di euforia  e di vivacità mentale che si riattiva ed accende ogni qualvolta mi avvicino a determinati argomenti... un entusiasmo, in breve!
Mi si è posto il problema della forma con la quale mi esprimo, perché essa è il mezzo virtuale più diretto che posseggo per comunicare le mie idee, le suggestioni e le impressioni, quindi è importante che io la curi e la renda il più possibile attinente a quella che è la mia persona.
Spesso capita di "sdoppiarsi" mentre si scrive, un io scrivente si trasforma in un io narrante e, sebbene essi siano parti di uno stesso individuo, fra questi esiste una profonda differenza, intenzionale nella narrativa, inconscia nella scrittura 'for fun' o nella saggistica, nella scrittura personale e più legata al pensiero individuale, insomma. Questa differenza, talvolta anche discordanza, si attua tramite lo stile di scrittura, una scelta, una cernita di termini, un'intenzione, una propensione ad esprimersi in un modo piuttosto che in un altro. E spesso è lo stile stesso a pregiudicare il contenuto, o meglio l'interpretazione del contenuto, da parte del possibile lettore; questo lo sto imparando confrontandomi con terzi (con i quali interagisco nella realtà), rispetto all'aspetto dei miei post e sinceramente credo di dover porre la dovuta attenzione alla questione, perché mi interessa che da essi traspaia la mia intenzione comunicativa reale, piuttosto che una filtrata e storpiata involontariamente dalla mia stessa attività di scrittura!
Sono in rodaggio, insomma, alla ricerca di una formula comunicativa congeniale sia alle mie esigenze comunicative che, come già detto, al mio particolare modo di essere. :)

mercoledì 1 giugno 2011

Suggestioni da Emil Nolde

Ho sempre percepito in Nolde un primitivismo ferino ben diverso da quello espresso da Gauguin.
Il secondo, infatti, sembra mirare ad una placida e naturale ricerca dello spirito nell'esotico, miscelando, talvolta, temi occidentali per tradizione con l'ancestralità primordiale dei popoli del Pacifico e anche nelle sue visioni legate alla Bretagna, difficilmente, l'occhio dell'osservatore viene sconvolto dalla violenza di un qualche elemento; violenza che erompe, piuttosto, nelle opere di Nolde.

Mask still life III, 1911

Dance around the Golden Calf, 1910

Emil Nolde propone il primitivo non in quanto spirito, bensì in quanto carica istintuale, violentemente erotica, quasi demoniaca. Le figure vengono tratteggiate con frenesia, mostrandone anche degli accenti grotteschi abbastanza evidenti, sebbene, però, abbia anche saputo dar vita ad una serie di figurazioni paesaggistiche in cui il carattere espressionista di alterazione dei colori, in obbedienza alla percezione più che all'imitazione, mostra un effetto mitigato rispetto alla risonanza riscontrata nelle figure.

Lake Luceren,1930

Nolde turba in ogni sua opera, una improvvisa e potente folata di vento, ma in alcune opere questo turbamento ha più un sapore malinconico che brutale, esattamente come un soffio, un sospiro che soffocano un grido.

Notte al chiaro di Luna, 1913

È interessante anche notare come fra i primi decenni del XX secolo e gli anni Trenta del medesimo, ad acquietarsi è anche il tratto e la modalità d'esecuzione, come se le pennellate si trasmutassero da graffiti a soffici nuvole.

Red Clouds, 1930

Questo artista mi da sempre una grandissima emozione, sebbene quando lo approcciai per la prima volta ricordo di avere provato quasi un senso di repulsione per quelle figure fin troppo "sfigurate". Adesso, invece, riconosco in lui una tensione, una vibrazione, una forza vitale che non potevano essere espresse diversamente.
Ciò che è primordiale, istintivo, è sempre violento in qualche modo, almeno questo tendo a pensare, ed è violento perché costituisce una rottura con la razionalità, è liberazione di desideri e sensazioni quotidianamente ingabbiati, un'esplosione vulcanica, più che una semplice eruzione.

Alexis [A.H.V.]
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