Per questo elogio il saggio e mi guardo dall'erudito.
Il saggio è colui che conosce ed esperisce, anzi conosce esperendo. Ed il segreto, forse, è proprio questo: l'esperienza. Essa è la chiave di tutto.
Nel mondo dell'Arte, il senso del magico insito nella vita e nella mente di ogni artista, trasforma la realtà, ne svela le epifanie, la trascende, ma ne scorge, come dicevo sotto, i legami, le interrelazioni.
Un artista, forse, non può essere o divenire un saggio, poiché al contrario dell'intellettuale/erudito, è troppo immerso nell'universo dell'esperienza e della sua esaltazione, per fermarsi a farne tesoro per se stesso e, soprattutto, per gli altri.
Il saggio è colui che conosce ed esperisce, anzi conosce esperendo. Ed il segreto, forse, è proprio questo: l'esperienza. Essa è la chiave di tutto.
Nel mondo dell'Arte, il senso del magico insito nella vita e nella mente di ogni artista, trasforma la realtà, ne svela le epifanie, la trascende, ma ne scorge, come dicevo sotto, i legami, le interrelazioni.
Un artista, forse, non può essere o divenire un saggio, poiché al contrario dell'intellettuale/erudito, è troppo immerso nell'universo dell'esperienza e della sua esaltazione, per fermarsi a farne tesoro per se stesso e, soprattutto, per gli altri.
Il saggio è, invece, colui che vive la via di mezzo fra la speculazione e l'esperienza e, di entrambe, ne trae il massimo per se stesso e per l'altro.
Per questo, l'artista, "non conosce molte cose", sebbene non sia affatto uno sprovveduto. Anzi, mi correggo: conosce le cose a modo suo.
L'artista conosce ciò che ritiene necassario conoscere e lo utilizza nel modo più consono al proprio sentire. Non è un disinteressato, ma è naturalmente un selettivo e la troppa conoscenza, la troppa erudizione, probabilmente, renderebbe sterile o eccessivamente vincolato il seme dell'ispirazione.
Però mi accorgo di come, anche questa visione, risulti parziale.
Mi riferisco in particolar modo, all'artista/saggio.
La saggezza fornirebbe all'artista un'altra chiave di lettura per il mondo, meno scossa dal turbinio dell'emozione e più intrisa del distacco consapevole del saggio o, forse, ancora più accresciuta e profonda di senso, proprio a causa della stessa consapevolezza.
Io sono naturalmente legata all'Arte dell'emozione, all'espressionismo, al moto irriverente, nevrotico, anogosciato, passionale e voluttuoso dello spirito, e per questo, forse, mi viene difficile immaginare un'Arte che sia pura e al contempo filtrata dalla saggezza... ma chissà chi lo sa! :)
Nietzsche era un saggio più che un filosofo, a mio parere, eppure il suo temperamento e la sua psiche non riuscirei a non definirli 'aristici'. Riottosità e profonda consapevolezza, scissione tra il voler essere e l'essere effettivo, il Superuomo e [e nel] Così parlò Zarathustra.
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