Liti con amiche rubano [o diversamente impiegano] un mese e mezzo di vita e perdono, poi, sostanza di fronte a preoccupazioni ben più grandi, le quali richiedono più attenzione, anche nei confronti di me stessa.
Ho disattivato facebook, prossima la cancellazione definitiva.
Mi sono stancata di quel regime di ipocrisie e contatti forzati. Esigo la mia libertà di mina vagante ed esigo, da me medesima, di non stare a perdere tempo su una spersonalizzante piattaforma o forma piatta [per possibilità d'espressione e circolo di pensiero che abbia sostanza e non solo apparenza, s'intende].
Questo contribuirà a riprendere equilibrio fra i miei interessi, quelli veri e sostanziali, di quelli che curano l'anima, un po' spossata e alienata di questi tempi.
Per fortuna, delle congiunture positive stanno agendo da 'controbilanceri', e se devo appellarmi a sfere altre dell'umano/divino, qualcuno pare volermi aiutare. Dall'alto o dal basso [e non parlo der demonio!] ha poca importanza: egli /ella/esso/a ha comunque tutta la mia gratitudine, a prescindere dalla sua ignota natura.
E che posso dire? Speriamo bene e di bene in meglio.
Sono le sole parole che riesca a pronunciare al momento e le uniche che abbiano un minimo di senso, un senso che, più che logico, definirei emotivo. No pronostici, no sentenze, no forzature. Vita, fino in fondo e sempre.
Memento audere semper.
["Ricordati di osare sempre", cit. del buon D'Annunzio]
Ed oserò anche questa volta, facendo attenzione, però, a non tendere troppo la corda dell'arco o il legno potrebbe spezzarsi. Ma ho bisogno di forza e, queste parole, in qualche modo me la danno.
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