Parlando con Cecilia, è saltato fuori un concetto che probabilmente è stato uno dei motivi portanti del mio "trapasso" in queste lande: il bisogno di linearità/semplicità/intimità.
Il mio precedente blog, vivo dal 2005, era eccessivamente intriso di me, dei miei ricordi, di colori, di sensazioni, di tormenti e di gioie. Non riuscivo più a districarmi e distaccarmi da quell'insieme di anni, mesi, giorni e ore... necessitavo di calma, di tranquillità, di serenità interiore e visiva.
Sono un tipo che decide di agire solo quando avverte uno stimolo, una chiamata forte, un sesto senso i quali sussurrano una sensazione di disagio che viene, il più delle volte, taciuta alla desta coscienza. Tutti i cambiamenti che hanno interessato il mio ancor breve percorso di vita sono stati dettati proprio da questi sussurri, che non erano altro che echi di lontane, ma profonde grida.
Arrivo alle decisioni con la consapevolezza, con il rischio e con la consapevolezza del rischio, poiché mai si possono prevedere le conseguenze delle scelte che si fanno, eppure è indispensabile farle.
Sono i rami del Fato che si intersecano, che aprono porte, passaggi segreti, giardini di meraviglie o bocche d'inferno e siamo tutti tenuti a procedere per questi sentieri, in un modo o nell'altro, in un tempo o nell'altro.
Teniamo fra le mani il potere di decidere quali delle vie seguire e solo noi potremo, poi, tarne giovamento o sofferenza.
Ciò che, in tutto questo, ritengo sia fondamentale è la capacità/necessità del dialogare con se stessi e con i propri bisogni interiori, quelli più veri ed autentici.
Questo non implica un perenne stato di egoistico egoismo, il quale arrecherebbe solo negatività, ma la consapevolezza e comprensione di se stessi, dei propri limiti, la quale può manifestarsi nelle banalità, come nelle grandi gesta di ogni giorno.
Questa, ad esempio, può essere considerata una banalità, ma è comunque un gesto per me significativo.
C'è il Blu... ed il Deserto e, poi, ci sono Io.