lunedì 2 agosto 2010

E per l'uomo si attende ormai un nuovo inizio

È incredibile come la rappresentazione della figura umana rispecchi il sentire di un'intera epoca. Ci sono delle cose di cui non smetterò mai di stupirmi, poiché si danno per scontate, ma quando le si osservano più da vicino ecco che l'Illuminazione incombe. Una verità si spalanca di fronte agli occhi, rimasti bendati fino a quel momento.
Stavo scorrendo delle opere presenti fra le foto del gruppo "Pop Surrealism" su facebook, quando ho notato, tra diversi artisti, una tendenza comune, quella di deformare la figura umana. Ciò mi ha fatto riflettere su come, appunto, la figura umana,  che è la nostra più prossima rappresentazione, sia la prima a risentire degli sconvoglimenti storico-culturali della società. Dalla possanza delle sculture classiche, all'uomo etereo-simbolico del Medioevo, ancora all'uomo a tuttotondo del Rinascimento, per citare qualche illustre esempio.
E adesso l'uomo come è? Come sta? Ce lo dice l'Arte, sempre lei.
L'uomo del nuovo millennio è un uomo deforme. Teste gigantesche e occhi piccolissimi ben distanziati fra loro, è un uomo scarnificato [come in Chris Peters], un uomo che non perde la sua essenza di umanità, ma che viene letteralmente inghiottito dal dramma della contemporaneità e che si rifugia in mondi fantastici, il famoso Wonderland di Alice ad esempio, oppure in luoghi in cui le sue membra vengono orribilmente lacerate e l'anima dilaniata, un mondo in cui diventa impaurita cavia da laboratorio.
Forse è così che ci sentiamo, anzi, sicuramente. Ognuno poi elabora a modo suo questo stato di alienazione, ma tra l'uomo e la realtà, il mondo, si è verificata una profonda rottura.
Non siamo più parte del reale, siamo singoli individui che orbitano intorno a soli ormai morti.
E già Schiele aveva anticipato questo, nella sua tensione nel raffigurare quei corpi emaciati, tesi, dai muscoli contratti... e quella era soltanto una previsione, l'attesa di una fine, dell'Apocalisse.
Noi siamo giunti alla deriva, siamo dentro l'onda che risucchia le acque prima di scagliarsi definitivamente contro le rocce.
E si attende, ormai, un nuovo inizio.

Chris Peters, Clear Blue Water.

Alexis
22.05.2010

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