Uhm non so se sia giusto dire ciò che sto per dire, ma è il mio parere ed in quanto tale ho diritto ad esprimerlo.
Ultimamente sto vedendo un proliferare su Facebook di gruppi e "Pagine Fan" su Sarah Scazzi, vittima di un delitto dalle dinamiche ancora poco chiare, ma che si prospettano sempre più terribili.
Adesso, partendo dal fatto che credo che ciò che è avvenuto ai danni di questa ragazza sia terribile, frutto di una violenza bruta e meschina, nonché fredda e brutale, sinceramente devo esprimere il mio dissenso aperto nei confronti di questo commiato di massa. E non perché non sia corretto essere solidali con quanto accaduto, ma semplicemente perché penso se ne perda totalmente il valore ed il peso, si minimizza, diviene pura immagine, ologramma di un fatto di cronaca nera del quale rischiamo di dimenticare l'entità effettiva.
Non è un fenomeno "facebookiano", non è un prodotto di consumo, è un fatto accaduto e mi rammarico di dover riconoscere come questa stessa incuria sia osservata per tantissime altre argomentazioni più o meno importanti.
La gente si illude che scrivendo un particolare stato su Facebook o condividendo un link creato per una qualsivoglia causa, avvenga l'automatica passata di mano sulla coscienza così da poter dire tutti in allegria e con moderata soddisfazione: "Anche io ho contribuito!".
Ora non voglio fare dell'anticonformismo inutile e fine a se stesso, anche io avrò fatto delle cose simili sicuramente, mi sarà capitato, anche se al momento non ricordo alcun caso particolare, ma penso che sia importante rendersi conto del fatto che la virtualità è un veicolo di trasmissione di informazioni, ma non è veicolo di azioni [a parte petizioni online e robe del genere che comunque lasciano il tempo che trovano poiché, in ogni caso, non sono atti concreti per fermare o favorire questa o quella mozione, sono solo firme virtuali che non costano né sudore né fatica.].
Anche questo, purtroppo dobbiamo rendercene conto, fa parte dell'alienazione di massa e distacco dal reale che stiamo vivendo e se pensiamo che sono già tante le persone che presenziano a cortei e manifestazioni di qualsiasi colore politico solo per fare numero e massa, figuriamoci quante ancora possono essere quelle che utilizzano la vetrina internettiana del momento per far figurare il proprio nome/faccia fra "coloro i quali hanno fatto qualcosa per una causa X"!
Dobbiamo riguardarci dall'errore di considerare questo come "impegno sociale", magari è una nuova forma, un contributo, una sensibilizzazione con base più estesa, ma non è e non sarà mai il reale, né sarà mai la soluzione. L'azione, anche all'epoca di Internet, rimane sempre la più importante ed efficace delle scelte.
2 commenti:
Esattamente, anche se il pensiero corrente, purtroppo, tende ad invertire lo schema spesso e volentieri!
Grazie ^^
In un momento in cui sto riprendendo in mano Mishima, il discorso sull'azione mi è particolarmente caro.
Mi è piaciuto che, pur non definendole virtuali in senso proprio, tu squalificassi le manifestazioni partecipate al solo scopo di crearsi un'immagine. Ciò che non mi stanco di ripetere è che non sono la fisicità o la virtualità in sè, con le loro pur innegabili caratteristiche intrinseche, a renderci vuoti e molli: siamo noi, singolarmente e personalmente, a scegliere di adagiarci oppure di scavare in ciò che facciamo.
Quanto ai commiati pubblici di proporzioni bibliche e con atteggiamenti di esaltazione di un falso dolore (molto diversi dalle rappresentazioni del dolore quali le grida delle prefiche), vedi anche tu la differenza con l'attenzione per Yara Gambirasio.
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