lunedì 24 gennaio 2011

Ciò che tutto contempla

Qui e adesso, io sento di affermare che credo fortemente che ogni essere sia animato da uno spirito, un'energia che lo investe e lo rende partecipe del mondo e agente nel mondo.
Mi ritrovo ad avere dei dubbi sul definire quest'energia come anima, perché in passato, forse, ho dato con troppa semplicità e superficialità un significato a questo termine, senza riuscire ad esplorarne a dovere i meandri, senza pormi nemmeno il dubbio di cosa, in realtà, questa intendesse.
Si dà per scontato che l'anima sia il principio primo di ogni essere, ciò che gli conferisce un'identità e che nell'uomo si qualifica attraverso l'espressione netta e chiara dei moti interiori, degli interessi, dei pensieri e dell'immaginazione o inventiva, ma se si considera anima quella umana, quella dalle caratteristiche appena citate quindi, è normale crearsi dei dubbi sull'esistenza dell'anima animale. 
L'animale o il vegetale, infatti, non paiono manifestare la propria interiorità come accade di norma nell'umano, ma queste forme di vita, a mio avviso, non recano inferiore dignità di status alla nascita, piuttosto, per quel che conosciamo, danno vita ad una differenza, ovvero suppongo e sostengo che, fondamentalmente, essi non abbiano differenze rispetto all'umano sul piano della "composizione iniziale", come forme di vita, ma differiscano nell'esperire e il rapportarsi alla vita stessa.
Dato per scontato che il caso umano costituisca un caso straordinario, nel senso di fuori dell'ordinario e non necessariamente nelle accezioni di meraviglioso o terrbile, e data la paternità alla concezione e definizione di anima solo appannaggio della specie umana, gli altri esseri dovrebbero quindi essere privati di una matrice energetica ed individuale che li "muove dall'interno"? Secondo me no.
Il fatto stesso che siano esseri viventi, implica, a mio avviso, che essi siano dotati di una sorta di spirito, un soffio vitale che li rende unici e distinti l'uno dall'altro esattamente come accade per l'uomo e non semplici automi che rispondono a stimoli elettrico-neuronali e nervosi.
Ciò che mi viene da supporre, di conseguenza, è che esista nel caso umano una sorta di ulteriore evoluzione di questo spirito primigenio, che identifichiamo con il termine anima e che si concretizza attraverso le svariate forme espressive tipicamente umane.
Effettivamente, si potrebbe creare una "scala evolutiva" che contempli il sempre maggiore distacco dai funzionamenti e dalle leggi prime che regolano gli organismi, ma non nel senso di una maggiore o minore importanza, ma nel senso di una differenza che non assegni medaglie di merito, ma che apra le porte della comprensione e della conoscenza di ciò che ci circonda, del mistero degli esseri e della nostra interiorità.
E sulla base di questa scala, anche i minerali o altri elementi naturali potrebbero essere presi in considerazione come gli elementi più legati ai ritmi biochimici, fisici, elettrici, etc.
Forse, il mistero evolutivo, oltre ad un fattore diacronico, è anche un fattore sincronico che possiamo osservare nella molteplicità degli esseri esistenti e delle forme naturali considerate inanimate.

RETTIFICA:
Ho pensato che più che di scala evolutiva, sarebbe più opportuno parlare di gamma evolutiva, il che contemplerebbe la molteplicità degli esseri senza quell'implicazione di tipo qualitativo che altrimenti lascia intendere il termine scala.

Alexis [A.H.V.]
24.01.2011

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