mercoledì 26 gennaio 2011

Futilità, identificazioni et similia.

Qualche giorno fa, mi è stato chiesto in quale eroina letteraria io mi identificassi.
Alla domanda, devo sinceramente ammettere di essere rimasta un po' perplessa, senza una risposta da dare, sia perché non ho ancora tutta questa vasta conoscenza letteraria e poi perché ho sempre puntato l'attenzione su altre forme d'arte, o tipi di personaggi, per indivudare un mio alter ego.
All'occhio mi balzano subito alcuni strambi esempi: Fa Mulan, personaggio Disney, e la Pallas Athene ritratta da Gustav Klimt.
Con la prima l'associazione è immediata, sembra ricalcare qualsiasi mio passo o ragionamento o anche idea di me stessa, nel senso più spensierato e scevro da eventuali e massicce pesantezze di sorta, problematica ma come "una fiaba a lieto fine" può proporre! Senza necessariamente sminuire lo spessore del personaggio, però.  Insomma, Mulan è vicina a me sul piano dell'impronta caratteriale e vitale, e lo è anche per contesto storico! :)
Riguardo l'opera di Klimt, beh, lì l'associazione si fa più complessa perchè si appella a diverse fonti. 
Prima di tutto la mitologia.
Athena è una figura mitologica, campo che da sempre mi attrae, ed è una delle più problematiche dal punto di vista psichico, a mio avviso. 
Ho sempre pensato ad un'Athena intenta a mascherare la propria femminilità con un atteggiamento ed un'apparenza maschili, quasi a vergognarsi di mostrare la propria fragilità e immersa nella volontà di far valere ciò che è e afferma in maniera oggettiva, senza sconti o pregiudizi di sorta legati al suo essere donna. È una donna a tutti gli effetti, però. Meno frivola della brillante Afrodite, assennata quanto Era, forse eccessivamente dura, caratteristica che la rende spesso poco raggiungibile. 
E poi c'è il piano dell'immaginario, poiché, più che altro, Athena rispecchia un ideale di femminilità al quale, proprio mentre scrivo, sento forse di appartenere solo in parte... è più che altro un fascino ed un'empatia quella che provo per la sua figura, cui la rappresentazione di Klimt dà pienamente la dignità che le conferisco.
Riguardo ad altri esempi, personaggi con i quali mi è capitato di identificarmi più per empatia e coinvolgimento emotivo che per sovrapposizione di personalità, sono Cassandra, protagonista di La Torcia della Breadly e Kazu, uno dei personaggi partoriti da Mishima e che ripercorre nel libro alla sua figura dedicato, Dopo il banchetto, un episodio conforme ad uno che ha interessato la mia realtà.
Ecco, lì mi è capitato di esclamare: "ma sono io!" [come per Mulan]
Poi ci sono una sfilza di personaggi maschili, come Paperino o Anacleto, sempre nel panorama cartoni animati, mentre nei libri mi lego spesso ai pensieri degli scrittori, più che alle personalità date ai personaggi singoli, e creo associazioni con questi.
Insomma, mi viene difficile trovare una corrispondenza che risulti totalmente esatta e ne salta fuori questo puzzle di immagini che ha come base, oltre alla matrice più alta e dedicata "alla virtù", una caratteristica di me di cui vado assolutamente fiera: l'autoironia! :)
Ah, e la mia infinita modestia trae ispirazione da questo rosso capelluto cui devo una marea di risate e buon umore:


ù_ù Hanamiii[c]chii!

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