domenica 5 giugno 2011

In bozza #1

Non credo si possa parlare di contraddizione quando ci si trova di fronte all'evoluzione di un pensiero.
Un pensiero che osserva uno sviluppo che porta a dei mutamenti rispetto alle posizioni di partenza, non può dirsi contraddittorio perché al mutamento si giunge attraverso una serie di tappe 'ragionate' e più o meno sofferte.
La contraddizione consiste, secondo me, più nell'incoscienza, nella faciloneria o nel fittizio e costruito interesse con i quali ci si approccia a tesi poi negate dalle azioni o da affermazioni istintive e naturali. 

sabato 4 giugno 2011

Maestro, Margherita, Woland e dintorni.

II Maestro e Margherita è uno di quei testi che strega, abbaglia tanto sono forti e luminose le immagini di cui è composto.
È un viaggio nella società, nella polemica alla stessa, così almeno scrivono e così è sicuramente, ma è anche altro: è magia, è sogno, è meraviglia.
È un incanto che si fa libro, un volo notturno in sella ad una scopa da strega che nessuno può avvistare, è un tendone da circo a triangoli gialli e rossi, è un gatto parlante, un illusionista ed un sicario. È una visione sconvolgente di Pilato, un respiro dato a quel Satana dipinto come il Male che in realtà pare solo essere un'osservatore della realtà nei suoi più subdoli e aspri meccanismi, è ironia, profonda e tagliente ironia, ma è anche amore, di quello puro, senza filtri nè pudori.
È un testo che si apre, o meglio, che travolge come un'onda composta di spuma di nuvole.
Un testo che va letto per sognare, ma anche per sapere...
... e comunque per pensare.
Alexis[A.H.V.]
04.05.2011

Mi sento di aggiungere qualche altra parola a questo pensiero espresso estemporaneamente circa un mese fa.
Leggendolo, ripensavo, effettivamente, alla figura di Satana ritratta non soltanto nel romanzo in questione, ma più in generale al ritratto e al ruolo che a questa figura sono stati dati dalla società che l'ha concepita.
Satana è un archetipo, è l'archetipo di tutto ciò che viene considerato, o meglio è stato considerato e definito come 'impuro'; non è una figura reale, né tantomeno un demone che si palesa per tentare e condurre gli individui verso il Male: è semplicemente una parte dell'umano, quella più socialmente scomoda.
Il male, almeno secondo il mio parere, è un prodotto totalmente umano, così come il bene. 
In realtà essi esistono solo perché definiti e concepiti dal comune pensiero umano e sono stati decodificati in base a norme che hanno, via via, caratterizzato il sistema sociale in cui ci muoviamo. Senza norme che sanciscano cosa è bene e cosa no, regnerebbe, probabilmente, una sorta di caos perpetuo, se è possibile immaginarne uno ancora peggiore di quello vigente attualmente.
Sono del parere, comunque, che stabilire regole comportamentali sia essenziale per mantenere una sorta di ordine fra le parti; già nel sistema animale esistono dei ruoli assegnati ai vari componenti della comunità, quindi il nostro sistema sociale è una sorta di reminescenza di quello esistente in natura; il problema, però, sta laddove si entri nell'ambito del privato costringendo gli individui a delle limitazioni sollecitate, peraltro, dalla creazione di timori inconsistenti ed inesistenti. Questo diviene uno strumento di controllo e non più di ordine, quindi assume un carattere subdolo che, personalmente, non sostengo. Ed è questo che, secondo me, costituisce "il vero male sociale".
Perché, quindi, credo che il Satana proposto da Il maestro e Margherita sia una figura importantissima ed assolutamente innovativa dal punto di vista dell'immaginario? Semplicemente perché questo Satana è una lente, il filtro per l'osservazione e la comprensione del reale per come si presenta nella sua oggettività; non è una figura negativa, è un indagatore sociale, l'indagatore per eccellenza, quello a cui è stato affibbiato il marcio e che di marcio non ha esattamente nulla.
Anzi, è una figura smascheratrice delle ipocrisie sociali, dei sistemi fittizi, dei rapporti inconsistenti che gli esseri umani spesso stabiliscono al fine di giungere ad una qualche forma di profitto e, nella vicenda specifica, proprio quest'essere considerato abbietto, si fa sostenitore della purezza di un sentimento.
È una grandissima rivoluzione per quel che concerne l'idea che 'ci hanno fatto fare' del male, perché è una conferma di come esso, come forza propulsiva, risieda nelle trame psichiche di ogni individuo che si estendono a valore sociale, non è un qualcosa di esterno, un qualcosa che spinge e costringe all'atto impuro, è una pulsione interiore nata da una privazione, da un reticolo di limitazioni, di soggezioni, di idee che si contraddicono continuamente.

È un discorso un po' complesso che non credo nemmeno di avere espresso nel modo più chiaro (anzi, credo sia piuttosto incompleto come post :P), anche perché, sinceramente, è una di quelle questioni sulle quali rimugino di continuo senza un reale risultato probabilmente!

©Immagini dal web

P.S.: le immagini che ho proposto ritraggono Behemoth, quindi possono risultare fuorvianti ai fini del post, ma adorando questo personaggio non ho potuto fare a meno di inserirle! ù_ù

venerdì 3 giugno 2011

Le notti di Van Gogh

Navigare fra le pennellate delle notti di Van Gogh
è come perdersi fra i flutti di un mare
del quale si ignora la reale natura.
Ogni pigmento è anima densa,
traboccante di una vita spesso inibita
dalla cruda realtà della psiche.
Ogni gemito di colore
è urlo esasperato
di colui che necessita di estremi
per dirsi vivo.
Eppure, in certe di queste notti
è quiete che si respira.
Un profondo soffio vitale
che accarezza le forme accennate,
i rilievi del terreno e dei campi,
e i volti, mutilati o integri che siano.
Mai, allora, considerare soltanto un aspetto
di quelle sere vestite di stelle ardenti di fuoco.
Mai condannare un'anima alla totale sofferenza
dimenticandosi, così, dei raggi di luce che hanno potuto attraversarla.

Alexis [A.H.V.]
02.05.2011

V. Van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888 

Alla ricerca dello Stile!

Non so, esattamente, quale aspetto dare al mio blog in questo determinato periodo.
Ho voglia di parlare d'Arte, ma desidero farlo con le parole giuste, senza la minima traccia di presunzione nei toni utilizzati, senza boria, senza eccessivi tecnicismi; però, quando parlo d'Arte, quando scrivo di Arte, mi sembra di essere catapultata in una dimensione tutta mia, parallela a quella reale. 
C'è qualcosa che respiro che è senza tempo, una forma di euforia  e di vivacità mentale che si riattiva ed accende ogni qualvolta mi avvicino a determinati argomenti... un entusiasmo, in breve!
Mi si è posto il problema della forma con la quale mi esprimo, perché essa è il mezzo virtuale più diretto che posseggo per comunicare le mie idee, le suggestioni e le impressioni, quindi è importante che io la curi e la renda il più possibile attinente a quella che è la mia persona.
Spesso capita di "sdoppiarsi" mentre si scrive, un io scrivente si trasforma in un io narrante e, sebbene essi siano parti di uno stesso individuo, fra questi esiste una profonda differenza, intenzionale nella narrativa, inconscia nella scrittura 'for fun' o nella saggistica, nella scrittura personale e più legata al pensiero individuale, insomma. Questa differenza, talvolta anche discordanza, si attua tramite lo stile di scrittura, una scelta, una cernita di termini, un'intenzione, una propensione ad esprimersi in un modo piuttosto che in un altro. E spesso è lo stile stesso a pregiudicare il contenuto, o meglio l'interpretazione del contenuto, da parte del possibile lettore; questo lo sto imparando confrontandomi con terzi (con i quali interagisco nella realtà), rispetto all'aspetto dei miei post e sinceramente credo di dover porre la dovuta attenzione alla questione, perché mi interessa che da essi traspaia la mia intenzione comunicativa reale, piuttosto che una filtrata e storpiata involontariamente dalla mia stessa attività di scrittura!
Sono in rodaggio, insomma, alla ricerca di una formula comunicativa congeniale sia alle mie esigenze comunicative che, come già detto, al mio particolare modo di essere. :)

mercoledì 1 giugno 2011

Suggestioni da Emil Nolde

Ho sempre percepito in Nolde un primitivismo ferino ben diverso da quello espresso da Gauguin.
Il secondo, infatti, sembra mirare ad una placida e naturale ricerca dello spirito nell'esotico, miscelando, talvolta, temi occidentali per tradizione con l'ancestralità primordiale dei popoli del Pacifico e anche nelle sue visioni legate alla Bretagna, difficilmente, l'occhio dell'osservatore viene sconvolto dalla violenza di un qualche elemento; violenza che erompe, piuttosto, nelle opere di Nolde.

Mask still life III, 1911

Dance around the Golden Calf, 1910

Emil Nolde propone il primitivo non in quanto spirito, bensì in quanto carica istintuale, violentemente erotica, quasi demoniaca. Le figure vengono tratteggiate con frenesia, mostrandone anche degli accenti grotteschi abbastanza evidenti, sebbene, però, abbia anche saputo dar vita ad una serie di figurazioni paesaggistiche in cui il carattere espressionista di alterazione dei colori, in obbedienza alla percezione più che all'imitazione, mostra un effetto mitigato rispetto alla risonanza riscontrata nelle figure.

Lake Luceren,1930

Nolde turba in ogni sua opera, una improvvisa e potente folata di vento, ma in alcune opere questo turbamento ha più un sapore malinconico che brutale, esattamente come un soffio, un sospiro che soffocano un grido.

Notte al chiaro di Luna, 1913

È interessante anche notare come fra i primi decenni del XX secolo e gli anni Trenta del medesimo, ad acquietarsi è anche il tratto e la modalità d'esecuzione, come se le pennellate si trasmutassero da graffiti a soffici nuvole.

Red Clouds, 1930

Questo artista mi da sempre una grandissima emozione, sebbene quando lo approcciai per la prima volta ricordo di avere provato quasi un senso di repulsione per quelle figure fin troppo "sfigurate". Adesso, invece, riconosco in lui una tensione, una vibrazione, una forza vitale che non potevano essere espresse diversamente.
Ciò che è primordiale, istintivo, è sempre violento in qualche modo, almeno questo tendo a pensare, ed è violento perché costituisce una rottura con la razionalità, è liberazione di desideri e sensazioni quotidianamente ingabbiati, un'esplosione vulcanica, più che una semplice eruzione.

Alexis [A.H.V.]
©Immagini dal web