Per 'dovere di materia', ho avuto l'occasione di leggere questo testo.
Devo dire, però, che sebbene certe speculazioni mi abbiano colpita parecchio, altre non le ho condivise.
La tensione spirituale che anima il testo, dovuta alla fascinazione provata da Kandinskij nei confronti delle dottrine teosofiche, spesso mi risulta molle alla lettura, così come mi sembra stemperi gli intenti, come se il mordente più propriamente artistico, quello pratico, della ricerca applicata e pragmatica di uno stile figurativo che meglio esprima una data sensibilità, venisse smorzato dalla ricerca 'forzata' di una motivazione spirituale.
È una ricerca affascinante, soprattutto nello spazio dedicato al suono dei colori e alla corrispondenza che esiste fra questi e determinate forme geometriche, al corrispettivo ritrovato nel mondo musicale nell'utilizzo dei vari toni cromatici oppure del bianco e nero e alla comprensione della possibilità di creare infinite nuove composizioni armoniche fra colori e forme variandone i rapporti, però, ecco, credo che ciò che Kandinskij vorrebbe far vivere nella propria arte attraverso le combinazioni di forme geometriche e colori... non siano altro che le proprie emozioni ed i suoni da esse emanati. La spiritualità con la quale viene colorato il tutto può essere ricondotta alla dimensione umana e alla ricerca della forma espressiva più adatta a renderla concreta, niente di più, niente di meno.
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W. Kandinskij, Composizione Astratta |
La figura del Cavaliere Azzurro, simbolo della nuova spiritualità, non è altro che una volontà di ritorno al mondo fiabesco (tanto caro, fra l'altro, all'immaginario russo), un ritorno alla scoperta della semplicità delle emozioni e all'espressione diretta, istintiva di queste. In questo senso, l'Astrattismo si vestirebbe di una ulteriore accezione: la purezza delle forme geometriche risponderebbe alla purezza delle sensazioni provate e manifestate dai bambini; una forma semplice per un'emotività diretta, si potrebbe dire, dove per semplice si intende la semplicità della riproduzione di una figura geometrica.
Credo che, spesso, la tensione spiritistica (non uso a caso questo termine!) 'rimbambisca' le intenzioni e le manifestazioni dei pensieri puri e si ponga quasi come una giustificazione/legittimazione di un pensiero che trova altrove le proprie radici, in una dimensione estremamente più vicina e concreta.
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W. Kandinskij, Einige Kreise, 1926 |
Per questo ho apprezzato ed apprezzo maggiormente, in generale, la produzione artistica di Paul Klee, trovo che in essa vi sia una maggiore sincerità espressiva che si pone in diretto contatto con l'immaginario onirico, così da risultare
naturalmente 'spirituale' e fortemente animata da una tensione visionaria. Dell'opera di Kandinskij sono solo alcuni lavori ad affascinarmi profondamente, quelli che sembrano più direttamente connessi allo studio del suono in senso
cosmico, che risultano anche più morbidi nelle linee e sfumature tonali (vedi
Einige Kreise).
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Paul Klee, Gatto e uccello, 1928 |
A questo punto, almeno per me, si apre il quesito su cosa debba essere considerato come 'lo spirituale nell'arte': il richiamo al mondo dello spirito inteso come un mondo altro, trascendente, cui l'animo dell'uomo attinge e al quale anela, oppure esso è, piuttosto, il mondo delle facoltà visionarie, il mondo della psiche, del ricordo, della suggestione sensoriale filtrata dall'emozione?
Io tendo a considerare maggiormente la seconda ipotesi, quella a me attualmente più vicina.
Alexis[A.H.V]
22.07.2011
P.S.: ovviamente 'Lo spirituale nell'Arte' non è soltanto questo, la parte introduttiva riflette molto dettagliatamente sulla società e sul suo andamento ed è fonte di diversi spunti di riflessione che credo presenterò nei giorni a venire! Anche perché la teoria della piramide mi piace molto. :)