martedì 11 gennaio 2011

Buondì

Buona Giornata a tutti.


Da quando ho cambiato l'aspetto di questo blog, lo sento inevitabilmente più mio e mi è tornata la voglia di condividere anche le piccole cose che mi emozionano... come questo brano della grandiosissima Loreena McKennitt.

domenica 9 gennaio 2011

In connessione con l'ambiente

L'ambiente e l'atmosfera che negli anni ho tentato di ricreare nella mia stanza, finalmente, non mi sono più ostili.
Qualche anno fa mi era impossibile meditare sdraiata sul pavimento o semplicemente seduta, sentivo l'aria gravarmi sul petto e gli spettri di mille turbamenti soffocare il libero viaggio della mente.
Oggi, invece, è accaduta una cosa diversa, seppur di breve durata.
Il corpo mi ha guidata verso alcune asana volte al raccoglimento ed alla conclusione di una di esse il passaggio alla meditazione è stato automatico.
Per alcuni brevissimi istanti ho sentito come se il mio corpo appartenesse già ad una dimensione differente, essenza di luce e involucro di qualcosa di trasparente, ma perfettamente percepibile, come acqua addensata in una consistenza e volume ben precisi.
La mia testa ha prodotto immagini che spingevano il corpo a compiere delle azioni che però ho veicolato mentalmente, senza alcuna movenza degli arti e ho sentito parole che poi ho dovuto pronunciare,  poiché, irrefrenabili, forzavano le pareti della bocca e delle labbra, schiudendole.
Per la prima volta ho compiuto un viaggio fra la coscienza e l'incoscienza, un viaggio completo nella brevità della sua durata.
Chissà se sia stato soltanto un misto di suggestione e desiderio, ma ne dubito.
Qualcosa di profondamente positivo mi ha avvolta e mi sono sentita al sicuro, qui, in questa stanza che mi aveva inibita dal praticare la meditazione a terra.

E, a pensarci bene, è la seconda volta che questa stanza mi appare come un luogo sicuro. E la prima è accaduta circa una settimana fa in condizioni più "profane", ma non per questo meno cariche di senso.
Creare un dialogo con l'ambiente che ci circonda e ci ospita è essenziale e fondamentale per assicurarsi una pacifica permanenza, e c'è chi, di questo, ha fatto un vero e proprio studio/pratica spiritual-filosofica, il Feng Shui.
Quando mi deciderò a riprendere e finire il libro sull'argomento appena citato, però, potrò parlarne con maggiore cognizione di causa, per il momento mi limito ad osservare il riscontro pratico di speculazioni mentali mie e non.

sabato 8 gennaio 2011

New Look

Cambiata faccia al blog! L'aria di rinnovamento investe anche questo luogo! *_*
E, tanto per gradire, vi lascio uno dei miei recenti lavori grafici.

Alexis, Chinese Lantern, digital art, 2011
Devo ammettere che l'utilizzo della tavoletta grafica mi aggrada parecchio e mi stupisco di come, in passato, non ne avevo considerato seriamente l'acquisto. Per la verità, però, un motivo c'era ed era quello dello sciocco pregiudizio nei confronti del digitale, il non voler considerare il prodotto grafico come un pari del prodotto hand-made, poiché "semplificato" a livello tecnico e di realizzazione [nonostante io mi divertissi a creare template e accessori grafici per blogs!].
Invece scopro mondi nuovi, li sperimento e la mente espande i propri confini prendendosi gioco della propria ottusa ostinazione. 
In fondo io amo contraddirmi per poi ricredermi, perché facendolo arricchisco il sapore della nuova scoperta e mi proietto e protendo sempre verso la novità.

venerdì 7 gennaio 2011

Di quell'amore accademico per l'Arte

In quanti scoprono per caso, durante il proprio percorso, un amore accademico per la Storia dell'Arte?
Quell'amore astratto, nozionistico, tecnico e preciso, storico, appunto, che arricchisce le bocche di termini, ma spesso inaridisce il cuore e l'Arte stessa di contenuti.
E me lo chiedo perché, purtroppo, noto che questo errore sono in molti a farlo.
Questo atteggiamento, questa tensione accademica che inonda ogni frangente del sapere umanistico che è, nelle sue forme più alte, frutto del puro genio umano.
Perché dissacrare ciò che è nato per essere divino, maestoso? Perché insozzare con rocamboleschi giochi di parole, qualcosa di fondamentalmente libero, almeno nelle sue sfumature più contemporanee?
Potreste dirmi che è impossibile, come in tutti i campi del sapere[introducendo, stavolta, anche quello scientifico], essere privi di un linguaggio tecnico e di una determinata precisione nell'indicazione di riferimenti storico-biografici e di un'oculata e attenta ricerca di queste ultime, ed io vi risponderei che ne sono ben consapevole e che è assolutamente indispensabile per la comprensione di un'opera o di un fenomeno, possedere delle solide basi cognitive. Ma il problema risiede proprio nel rendere le basi l'unico approccio possibile ed esistente alla materia.
Prima di tutto vi è un problema di fondo: la sensibilità artistica non si crea a tavolino.
Credo poco negli improvvisati critici o storici dell'arte, poiché considero l'Arte qualcosa di talmente sacro  che, a mio parere, l'amore per essa o si ha sin dalla culla oppure sarà solo e sempre un fuoco di paglia alimentato a gas.
Ed è proprio il secondo caso che io denuncio in modo accorato e disperato, perché sarà in quella primordiale mancanza del "principio primo" che l'accademismo si arroccherà e costruirà la propria fortezza, che si creeranno infinite orde di terribili critici che non vibrano nemmeno per un istante del fuoco della passione autentica. Delle statue di marmo, insomma, degli oracoli con registratore incorporato che non subiranno mai il fremito dell'estasi e dell'illuminazione, ma che si limiteranno a trasmettere informazioni criptiche a chi si troverà lì per caso a sentirli, spesso dimenticandosi dell'oggetto-soggetto stesso del proprio dire, in favore dell'autocompiacimento di questo stesso, il "dire" appunto, il linguaggio.
Ma può mai, l'Arte, essere ridotta a questo?
Può mai divenire veicolo di elogio al mezzo creato per svelarne le magie?
È un po' quello che accade ai testi sacri delle religioni, se ci si pensa su un attimo.
Si pone più attenzione al testo, al tessuto, alla trama che le parole umane costruiscono, che al divino di cui narrano o pretendono di narrare.
La divintà cosa è, ormai? È l'omelia del sacerdote della domenica [da intendersi anche come espressione derisoria riferita al sacerdote stesso], è il rispetto dei sacramenti, è il salmo, è la preghiera, è la buona azione giornaliera, è un accessorio estetico-formale-verbale, quando, in realtà, non è nulla di tutto questo o non dovrebbe esserlo.
La divinità è ed è in se stessa. Ammesso anche che essa si trovi nell'umano, ciò non può compromettere la sua essenza in quanto tale e rinchiuderla in convenzioni che ne limitano la conoscenza nel tentativo di dischiuderla, è ucciderla.
E lo stesso vale per l'Arte.
Se dell'Arte non si respira più la magia, il soffio, l'anima, se non si resta più innocentemente stupiti di fronte a qualcosa che ci appare sublime o meraviglioso e si tenta, invece, di decodificare immediatamente e con esattezza tutto ciò che passa sotto lo scanner della retina, senza prendersi il tempo di far vivere dentro il proprio essere le emozioni scaturite dal semplice godimento della vista, allora dell'Arte non rimarrà  altro che un fantoccio. Un manichino, una tela vuota e priva di qualsiasi senso, un oggetto di mero ed arido studio, non di ammirazione e sensazionalità.
L'Arte non merita di essere ridotta a questo, strumento di vanto di chi si presume esperto. L'Arte necessita di essere colta nella sua essenza prima, nelle sensazioni istintive ed intuitive che essa emana.
Quanto sono vuote quelle parole che, sfoggiando significati arditi e minuzie intellettuali, denundano figure, colori e forme della propria sfolgorante bellezza, rubando, da queste, vesti che non gli sarebbe concesso indossare.

Alexis
07.01.2011

martedì 4 gennaio 2011

Il fluire del cambiamento

«A dream. It is something to do for yourself, not for others.»*
So, what am I doing for Myself?

Per far sì che un sogno si realizzi nella realtà effettiva, non bisogna necessariamente aspettare che piovano dall'alto le occasioni.
Esso può essere costruito nel corso della propria esistenza, compiendo le giuste scelte o, in caso di errore, rimediare quanto prima allo stesso.
Spesso mi chiedo cosa io stia facendo per me stessa e per il mio sogno, per il mio amore per l'Arte.
Non sto facendo niente di concreto, in realtà.
Mi limito a tenerla una passione personale mentre affogo in un contesto universitario che mi soddisfa poco, ma che devo portare a termine per volontà autoimposta ed impegno preso. La chiamerei anche responsabilità se solo riuscissi a fare tutto come dovrebbe essere fatto, piuttosto che languire in uno stato di semi-nullafacenza e quasi totale mancanza di costanza e voglia.
Eppure, ultimamente, una fiamma s'è accesa.
Ho cominciato a considerare il futuro come dipendente unicamente dalle mie capacità ed azioni, mi sono sentita stufa del condizionamento morale ed umorale che il luogo in cui studio esercita su di me così come su altri dei miei colleghi e, soprattutto, ho cominciato a vivere con insofferenza lo stato di totale immobilità cui mi costringe e mi costringo con il mio tergiversare.
Purtroppo il contesto universitario spesso non riesce minimamente a motivare lo studente, si va avanti per inerzia ed autoinduzione di volontà fallace e fittizia che al primo ostacolo decade miseramente svelandosi nella sua natura più profonda, ma dare rilievo a questo dato, comunque presente e pressante, significherebbe anche liberarsi dalla responsabilità personale.
Da qualche giorno sto cercando di rivalutare e ridisegnare il mio percorso focalizzandomi principalmente sulle mie aspirazioni e su ciò che dovrei fare per renderle realtà e ne ho riscoperto un piacere che, forse, non avevo mai provato.
Immaginarmi realizzata ed in piena autonomia di mezzi mi dona una senso di libertà che adesso appare lontano da esperire, ma che posso avvicinare sempre di più.
So che, ovviamente, le difficoltà saranno tante e soprattutto che dovrò scontrarmi con meccanismi che vanno oltre le mie possibilità di contrasto, però avere un obiettivo, se motivato da una passione forte e genuina alla base, è già uno spiraglio di successo, un vedere la luce alla fine del tunnel.
Cercherò di essere e di fare quello che per pigrizia non sono mai stata e non ho mai fatto. Voglio provare a modificarmi, eliminare le sedentarie abitudini in virtù di qualcosa di più grande e che possa maggiormente gratificarmi sul piano personale.
Sto già sperimentando alcuni cambiamenti nella quotidianità e il riscoprirsi in gesti apparentemente insignificanti, apre milioni di nuove prospettive sulle proprie potenzialità e porta con sé la voglia di continuare e spingersi sempre più in fondo. È come entrare in un moto perpetuo alimentato da correnti e fluidi sempre differenti e sentire tutto questo dentro me, infonde nuova linfa al mio essere.
Non devo assolutamente sprecare quest'occasione di rinnovamento.
Le svolte rispondono al principio dell'attimo da cogliere e questo attimo sta chiedendo a me di essere colto o, forse, sono stata io stessa a creare le condizioni ideali per la sua gestazione.

Alexis
04.01.2011

(*): cit. tratta dal manga Berserk di K.Mioura.